
Il Comitato tecnico-scientifico del governo ha elencato le criticità del protocollo della commissione medica della Federcalcio. Eccole:
- I numeri “gruppo squadra”, che comprenderebbe non solo lo staff tecnico – calciatori, tecnici e preparatori – ma anche quello logistico e medico, dai magazzinieri ai fisioterapisti. Fra le 50 e le 70 persone, un numero che viene ritenuto troppo alto.
- Il problema non riguarderebbe solo la prima fase, quella degli allenamenti, ma soprattutto la seconda, la ripresa del campionato, le partite. Cioè: i movimenti, il pullman dal ritiro allo stadio di casa o il viaggio in trasferta. Un percorso che per gli scienziati è esposto a troppe, potenziali fragilità.
- La disponibilità di tamponi e test sierologici senza che si rischi di dare l’idea di una corsia preferenziale per il calcio. Sul tema ha parlato anche il presidente federale Gravina, lanciando la possibilità che le squadre acquistino i tamponi se l’esecutivo non può fornirli: «Ogni società comprerà 1000 tamponi, ma ne pagherà il doppio, in modo da lasciarne a metà alle persone che ne hanno bisogno». Di certo l’operazione avrebbe un costo molto alto. Sopportabile per la A, impossibile già dalla serie B.
- Ma il problema numero uno resta quello dell’eventualità di una positività all’interno del “gruppo squadra”. Il protocollo Figc ha studiato dei meccanismi che consentano di circoscrivere la positività senza fermare tutto: isolamento immediato del calciatore o del membro della staff contagiato, doppio tampone per tutti nelle 24 ore, doppio test sierologico a 5-7 giorni di distanza, ripristino del distanziamento (ci si allena ma senza contatti e partitelle). Per il Comitato tecnico-scientifico vanno messi in quarantena i contatti ravvicinati della persona trovata positiva (quindi, come minimo, squadra e tecnici). Una situazione che di fatto azzererebbe tutta l’operazione ripartenza perché a quel punto bisognerebbe bloccare tutto per due settimane.
INTANTO ARCURI SPECIFICA: “È DI 15 MINUTI IL TEMPO MINIMO PER ESSERE A RISCHIO CONTAGIO” — “Gli scienziati ci dicono che il tempo minimo certo per essere a rischio contagio in caso di contatto con una persona positiva è di 15 minuti”. Lo ha detto il Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, in conferenza stampa presso il Dipartimento di Protezione Civile, confermando che sono anche in arrivo 150 mila test sierologici. Non è stato ancora deciso se i dati raccolti dalla App per il contact tracing saranno conservati sui device dei cittadini o su un server pubblico. “La distanza di rischio per noi è oscillante tra un metro e due metri – secondo Arcuri -, io penso che sia cosa buona e giusta considerare il limite massimo di questo intervallo e cioè una quantità di metri più vicina ai due che non all’uno”.
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