MADRID (SPAGNA) – Javier Tebas, presidente della Lega Calcio Spagnola è intervenuto in nottata nel programma El Partidazo, e ha dichiarato. “La data dipenderà da quello che deciderà il Governo, ma mi piacerebbe che fosse il 12 giugno. Dipenderà dai dati che avremo sul virus. Ripartiranno insieme, Primera e Segunda Division, e per i 35 giorni successivi si giocherà ogni giorno”. Una vera scorpacciata di calcio, dopo due mesi di stop, incoraggiata da numeri confortanti. “Abbiamo fatto i test e ci aspettavamo tra i 25 e i 30 positivi in base a quello che era successo in Bundesliga. Se sommiamo anche i membri dei vari staff, arriviamo a 8 contagiati su 2.500 prove e gli infettati sono già prossimi alla guarigione. Già questa settimana faranno tutti un nuovo test”.
IL FRATELLO UN ESPERTO DEL SETTORE – Il presidente della Legacalcio iberica, partendo da questi presupposti, ha mostrato una grande serenità per quanto riguarda le partite, rafforzata ulteriormente da una curiosa circostanza familiare. “Nel contesto delle gare l’infezione è praticamente impossibile. Chi dice il contrario lo fa per ignoranza. Io ho la fortuna di avere un fratello che è uno specialista a livello mondiale sul tema del coronavirus, consulente degli Stati Uniti, e posso godere di informazioni privilegiate”. Dopo la premessa, arriva la rassicurazione corroborata dai dati. “Il calcio non è uno sport di facile trasmissione della malattia. Il virus si trasmette attraverso la saliva e il rischio è praticamente nullo nelle partite, perché chi gioca è passato sotto scrupolosi controlli, il cui margine d’errore è prossimo al 5%. Durante tutta una partita è stato calcolato che due giocatori stanno uno di fronte all’altro per 67 secondi. Sarebbe rischioso se ci stessero per un quarto d’ora”
CI SARA’ TOLLERANZA ZERO – La grande preoccupazione di Tebas, dopo il ritorno all’attività in un contesto migliore del previsto, è che la soglia d’attenzione rimanga elevata e che nessuno sgarri. “Se tutti rispettano le norme sanitarie, non ci saranno intoppi. Noi crediamo che quando torneranno le partite non ci sarà più nessun infettato”. E se qualcuno dovesse uscire dal seminato, la Lega sarebbe inflessibile. “Se dovessero apparire, ad esempio, cinque positivi in un solo club, sarebbe evidente una negligenza. I controlli saranno implacabili”. E se un giocatore dovesse violare i protocolli? “Lo comunicheremmo direttamente al club e spingeremmo la società a prendere provvedimenti disciplinari. Ma non credo che accadrà. tutti hanno preso coscienza del problema”. Si chiude con una frecciata a chi non vuole la ripartenza del calcio. “Credo ci siano interessi privati dietro a chi spinge perché non si giochi. Ci confrontiamo con i responsabili degli altri cinque grandi campionati e tutti concordano sul fatto che cambia molto il discorso con i club, in base alla classifica che occupano. L’interlocutore francese, poi, è convinto che sia stata troppo frettolosa la decisione di sospendere tutto. Francia e Olanda hanno avuto troppa fretta di chiudere”.
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